Condannato a due anni per avere fatto un prelievo di sangue a domicilio
TRIBUNALE ROVIGO Sotto processo si trova un infermiere di 63 anni dell’Alto Polesine. Gli vengono contestate ipotesi di reato pesanti per avere intascato una “mancia” da 20 euro
Alla fine le ipotesi di reato hanno retto e queste si è rivelata essere la “mancia” più costosa di sempre. Potrebbe equivalere, infatti, a una condanna ad anni di carcere. Per quanto la speranza della difesa, affidata all’avvocato Pierluigi Bonafin di Rovigo, fosse quella di demolire le ipotesi dell’accusa arrivando a una sentenza di piena assoluzione17
Rovigo – A processo si trova un infermiere di 63 anni, T. C. le sue iniziali. Le ipotesi di reato contestate a suo carico sono quelle di induzione a promettere utilità e di esercizio abusivo della professione. Ipotesi di reato pesanti per un episodio che non è altrettanto grave, almeno secondo l’impostazione della difesa.
Secondo la ricostruzione della Procura, all’epoca dei fatti l’infermiere si trovava in servizio al Punto sanità di Castelmassa. I fatti ipotizzati risalgono al 13 luglio del 2010. La vicenda comincia quando un massese va al Punto sanità, spiegando che la moglie deve eseguire un prelievo di sangue per le analisi.
Prelievo che l’imputato – dal punto di vista della difesa a titolo di favore, un puro venire incontro alle esigenze di un utente – va a eseguire di persona a domicilio dell’utente del servizio. Il problema è che in questo contesto passano di mano anche 20 euro. Una pura “mancia”, secondo la difesa. Qualcosa di molto più grave, secondo l’accusa.L’imputato, da parte sua, ha voluto anche rendere spontanee dichiarazioni. Ha sottolineato di fare questo mestiere da oltre 40 anni e di non avere mai avuto problemi di alcun tipo. Di avere cercato di aiutare una persona in difficoltà, agitata e preoccupata per le condizioni di salute della moglie. Ha ricordato di essere impegnato nel volontariato, di aiutare la Caritas.
Circostanza innegabili, che gli sono valse le attenuanti ma non una assoluzione. Alla fine è arrivata una condanna a 2 anni, sospesi, con la non menzione. Inoltre sono stati liquidati mille euro di risarcimento alla parte civile e 3800 di spese legali. Non male: 4800 euro e 2 anni per una spesa di 20 euro. Il giudice ha comunque riformulato uno dei due capi di imputazione. La condanna è infatti arrivata per concussione e esercizio abusivo di professione.